MILLENOVECENTO
All'inizio del secolo c'erano i velisti, marinai e
pescatori che sapevano come muoversi sull'acqua a vela.
E c'erano anche i Clubs, generalmente Reali e . realmente molto pochi. La
Vela praticata come sport era appannaggio di qualche appassionato, senza
tanti problemi economici e socialmente importante. Con loro sulle barche
c'erano i marinai, per lo più professionisti. Onde e salmastro amalgamavano
gli uni e gli altri in un rispetto reciproco e comune per il Mare.
Il Mare era lo stesso, gli uomini mossi dalla stessa passione, le barche .
bèh, le barche erano abbastanza diverse!
Qualcuna è arrivata fino a noi per la passione del suo armatore che la ha
salvata. Altre, attraverso una metamorfosi nell'armo e nei materiali, come
per la Star.
Ma concentriamoci sulle più piccole, sulle barche per la vela leggera,
quelle che noi chiamiamo "derive", perché più adatte ai più e forse le più
vicine ai due elementi acqua e vento.
All'inizio gli scafi erano ispirati ai canotti da pesca e da lavoro. Anche
l'armo era molto classico: randa aurica o houari più un fiocco negli sloop,
trinchetta e yankee nei cutter, finché non si passerà ad un albero più alto
con un sartiame complesso, l'armo Marconi. Per lo scafo da noi si distinsero
la Star e, più avanti, le Serie Nazionali e lo Snipe.
Le innovazioni procedono lente per una trentina di anni, poi i primi
risultati. Nelle carene il cambiamento è del '35 quando disegnato da Uffa
Fox un canotto, dinghy come dicono gli Inglesi, di 14 piedi PLANA; mentre in
Germania Manfred Curry intuisce tutto sull'aerodinamica.
Ci si arresterà per il conflitto mondiale. Ma a guerra finita parte un
cambiamento travolgente supportato dalla gioia di vivere e dalle nuove
tecnologie. Le colle fenoliche, di derivazione aeronautica, accelerano
l'evoluzione delle costruzioni. Olandesi i primi progetti in compensato
marino, firmati Van De Stadt. E finalmente col '50 il Finn, carena tonda in
lamellare ed albero ruotante privo di sartie, apre ad un mondo completamente
nuovo.
J.J. Herbulot disegna il Vaurien e poi il Caravelle, due esemplari di rara
coerenza progettuale riferita al materiale.
Il Vaurien è una barca robusta, marina ed economica. Un pilastro per la
diffusione della Vela in Europa. Il processo è iniziato, aumentano i
consumatori, i velisti. Compensato e lamellare aprono la strada alla
vetroresina. I progetti si moltiplicano ma i costruttori purtroppo spesso si
improvvisano, attirati da una lavorazione che sembra non richiedere alta
specializzazione.
Anni sessanta, anni d'oro per FJ, 420 , FD, Strale, Zeff, S e 470......
1970, dopo la vetroresina si collaudano altri materiali. Risulteranno validi
per scafi di dimensioni limitate, come il Topper, un singolo sensazionale!
Progettato da Jan Proctor è realizzato in polipropilene con lo stampo ad
iniezione più grande del mondo.
Intanto dagli USA a modificare abitudini e mentalità arriva il Laser. La
barca pratica, una cellula robusta con una attrezzatura semplice e
trasferimenti no problem!
Una pubblicità scherzosa lo mostra in viaggio sul sidecar del nostro
velista. E' la VELA FREE da problemi di tempo pazientemente dedicato ad
armare, libera da problemi di equipaggio, è un singolo . Finalmente sei
libero di navigare, dove e quando vuoi, con un monotipo stretto, anzi
strettissimo . forse il suo limite! Più che una barca è un attrezzo spacca -
schiene, e il monopolio nella costruzione di scafo e vela impone il prezzo .
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Ma per la sua praticità risponde in tutto il mondo alla domanda del momento.
La classe cresce fino al traguardo olimpico, e con questo anche il suo costo
e l'impegno richiesto ai regatanti, tanto da segnare un brusco calo di
diffusione.
Sono gli ultimi quarant'anni che vedono crescere le poche barche ed i pochi
partecipanti del '60 con uno sviluppo impensabile purtroppo travagliato da
una crescita disordinata che evidenzia la necessità di scegliere una barca
che ti calzi giusta.
Ma la cosa non sempre è recepita. E da qui spesso derivano abbandoni
malinconici.
Ne è un esempio il forte interesse per le derive acrobatiche degli anni '70,
troppo facilmente acquistate da equipaggi tecnicamente e fisicamente poco
dotati.
Anni '80, segue una stasi quasi totale con un travaso di interesse verso la
tavola a vela, che dopo una rapida ascesa si affloscia su se stessa a causa
del solito motivo: una escalation nei materiali, troppo tecnici ed
esasperati per i più. Vanno i bravi ed i molto bravi . manca la Base.
Dopo il '90 ci sono molte offerte che attirano e dividono. La tavola, il
mondo dei catamarani . Ma in più una certa stanchezza e delusione dei Club
che si interrogano per il disinteresse che segue ad una bella primavera di
tanti ragazzini del Optimist, che da noi è poco usato come mezzo di
sensibilizzazione, scoperta ed educazione.
E ancora: il mondo delle corse al largo. La Vela intesa per EVADERE . per
partire in senso totale.
Non ultimi oggi i Coppa America che entusiasmano e catalizzano la
immaginazione di migliaia di "tifosi". Mentre gli skiff, validi e non,
dilagano, dimostrando una voglia di emozioni in un contatto diretto col
vento e con l'acqua. Peccato che anche questi, e non solo a livello di
competizione, non sono barche per tutti. E tanto più sui nostri mari.
E' fra brutti scossoni, dovuti a mode, cattivi profeti e politiche ottuse,
che la Vela va avanti in una avventura che, riflettendo, è appena cominciata
ed evolve veloce.
(GG.M.)
Mi spiace non aver parlato dei catamarani', delle barche da
passeggio e dei cruiser ma non sarebbe stata più una chiacchierata. |
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